Quella Ubi lì

Ho avuto un Tumblr, usato per 5 minuti circa (ben 14 post promemoria), l’ultimo del 3 gennaio 2008. La cosa più straordinaria è che alcuni link esistano ancora, quasi venti anni dopo, e che alcuni temi invece siano completamente dimenticati.

Chi se li ricorda i pacchetti, a parte i tecnici? Questo era un giovane BOFH:

devo riavviare tutto, perdo pacchetti come un ponte radio nel mezzo di una tempesta di sabbia marziana

Un frammento di dialogo in cui F sono certamente io, ma P?
F: tu quando mi chiedi mi fai delle domande che si affacciano direttamente
P: boh, è che credo di volerti bene. O qualcosa del genere.
F: sul casino che ho dentro e la risposta non è mai semplice e così ogni tanto sono un po’ più prolissa e ogni tanto glisso un po’
P: sì, tu sei incredibilmente incasinata. Ma ti si vede la scintilla di genio.

C’era Lulù di cui mi sono salvata un abbraccio “un abbraccio speciale che avrebbe, da solo, meritato il viaggio“, insieme a Tim Berners-Lee “When I invented the Web, I didn’t have to ask anyone’s permission.” e un G.I. che ho dimenticato “Come dice Clint Eastwood, le opinioni sono come le palle: ognuno ha le sue :-)“.

La foto in cui tengo il mondo Wikimedia tra le mani (letteralmente!)

..e un quote di Sbì:

Mi sembra utile come far smettere di fumare un condannato alla sedia elettrica.

non si capisce un tubykh, ma fa lo stesso oggi ha chiuso. Ciao, è stato bello! (non si dice sempre così?)

Overrated (o forse no)

Le prime volte sono sopravvalutate. Sì, pure quella. Ma le seconde o le ennesime nascondono grandi soddisfazioni.
L’altro giorno ho ricominciato a correre ed è stato liberatorio. Non correre per ore o chilometri, no, solo una semplice partita a basket genitori contro figli, ma è stata la mia prima volta dopo tantissimo tempo.
Non facevo più nemmeno un passo di corsa da anni, al punto da chiedermi se sarei stata ancora capace, se mi sarei lasciata andare o se avrei finto di correre per paura di farmi male.
E invece ho corso, per qualche attimo anche al massimo della mia velocità, ed è andato tutto bene. Anzi, non avrei smesso.
(..grazie nuoto e grazie Di.Po.!)

coi suoi svincoli micidiali

Ho meno energie, meno pazienza, più dubbi e contraddizioni da tenere insieme, più storie da conciliare; dico più no che una volta, ma mi rammarico di non trovare più tante cose a cui dire sì.

L’ha scritto Alessandra Farabegoli, ma la capisco bene. Per fortuna trovo ancora cose a cui dire sì!

sotto la luna puttana e il cielo che sorride

Per me e BA il sig. Fulco è stato un personaggio importante, gli abbiamo (cioè io gli ho) telefonato un sacco di volte e quando è mancato eravamo molto dispiaciuti.
L’altra sera abbiamo riso un sacco perché, il senso dell’umorismo dell’universo è sempre straordinario, mi ritrovo ad avere il numero di telefono del figlio del sig. Fulco. Forse lui lo chiamiamo davvero!

F sai che ho il numero del figlio del sig. Fulco?
BA Lollissimo! Hai hackerato la Telecom?

(..possiamo telefonargli e scoprire se ci è simpatico come il babbo..)

Caramelle non ne voglio più

Ho ravanato nei vecchi post alla ricerca di quel che avevo scritto di quando lavoravo nella fulgida startup di Mr. Pieces, ma ho trovato solo tracce nel mezzo del tutto.
Gli uffici dove eravamo erano di Sportitalia, con cui c’erano diversi accordi in essere (spazi, servizi, ecc.) e venivano in visita diversi personaggi, più o meno enciclopedici. Uno di questi era Dan Peterson, che dopo aver scoperto che tenevo delle caramelle per i nostri doppiatori, passava sempre dalla mia scrivania a rubarne qualcuna.

(..ieri alla partita dell’Olimpia l’abbiamo incrociato e CeeCee ha avuto il suo selfie ricordo. Io non mi sono fatta ridare le caramelle!)

e qualche volta sogno perché so sognare

Sono tornata in acqua. Tre mattine alla settimana macino vasche studiando le assi di legno nel soffitto, contando le bracciate e scrivendo post nella mia testa che quasi mai vedono la luce.
Stamattina pensavo a quello di cui ho bisogno quando sono in vasca: ho riprovato per anni a rimettermi a nuotare ma senza mai superare il primo mese. Alla fine di questa settimana sono tre mesi che vado, precisa come un fuso!, mi hanno fermato solo il mal di schiena feroce un giorno e le trasferte; sono moderatamente soddisfatta.
Nuoto la mia quarantina di vasche in poco più di mezz’ora e poi sono pronta ad affrontare la giornata. Per maggio voglio regalarmi le mezze pinne e provare a nuotare di più a stile libero.
Sono tornata in acqua perché dopo la polmonite dell’anno scorso non respiravo più bene come prima, come se fossi bloccata e l’unica cosa che mi è venuta in mente è che avevo bisogno di nuotare e direi che ha funzionato.
Ma nuoto, come al solito, principalmente a dorso che è meraviglioso per molti aspetti ma che non mi fa particolarmente fare fiato mentre a stile muoio dopo due vasche, complice il fatto che muovo malissimo le gambe. Proverò le mezze pinne e vediamo come va.

(..volevo parlare di luce e di bellezza e son finita in cavilli tecnici miei!)

Navigare anche in assenza di stella polare

A quante tribù appartieni? e quando smetti di farne parte? È da qualche giorno che queste domande mi ronzano dentro e la risposta non ce l’ho, o meglio ho la mia: quelle a cui ti senti di appartenere.
Oggi sono andata a zonzo per il Fuorisalone con monicabionda, amica di una tribù estinta e vivissima e che ha abbandonato (felicemente) un’altra tribù che condividevamo.
Tribù a parte sono state poche ore di chiacchiere intense per dirci come stiamo, a che punto siamo e poi rimettere “in ordine” fili e pensieri su tutte le nostre conoscenze comuni, qualcosa che non facciamo abbastanza spesso e che invece ci vorrebbe. Sono tornata a casa serena e più energica.
Il Fuorisalone invece era niente di che: è domenica, è una domenica che dava pioggia e in cui sono cadute un po’ di gocce stamattina, è l’ultimo giorno, pochissima gente in giro in Tortona. Tutti elementi che potevano essere positivi e invece rendevano solo ingiustificate le code nelle attrazioni (masse, usiamo dei nomi da circensi) con gli ingressi contingentati, al di fuori dei quali restavano solo rappresentazioni di nulla. Belle ma senza nessuna idea dietro. O forse sono io che non ho più l’età e la facilità d’incanto :-D

11 anni fra 20 giorni

Facendo pulizia sul mac, trovo dei reperti: 11 anni fa, quasi, mi dimettevo da WMI e abbozzavo una lettera (rimasta incompleta) ai soci:

Cari soci,
il 17 giugno di quest’anno ricorrerà il nono anniversario della fondazione di Wikimedia Italia. Per me sono stati nove lunghi e bellissimi anni in prima linea (in WMI e per un breve periodo in Wikimedia Foundation) in cui ho cercato di contribuire a realizzare la visione di un mondo migliore. Tutti gli anni in cui sono stata eletta nel consiglio direttivo ho avuto l’onore di essere stata scelta al suo interno per ricoprire il ruolo di presidente e spero di essere sempre stata all’altezza delle vostre aspettative.
Ho cercato di costruire una immagine pubblica solida per la nostra associazione che andasse oltre quella del gruppo di ragazzini nerd che in troppi associano a Wikipedia, portare progetti nuovi e impegnativi per continuare a crescere, e soprattutto spero di essere riuscita ad ascoltare tutti a sufficienza per capire cosa avessimo in mente per poi provare a realizzarlo.
Da qualche anno aspetto che qualcuno abbia voglia di prendere il mio posto per dare un nuovo respiro e nuove idee a questa associazione, pur sapendo di essere una figura ingombrante e non è un segreto!
Non sono sempre stata d’accordo con il mio consiglio direttivo e l’ho sempre trovata una cosa bellissima: l’indipendenza dei diversi membri e la capacità di confrontarci ha sempre caratterizzato il nostro lavoro ed ha portato valore a WMI.
Sfortunatamente l’ultimo confronto ci ha trovato con delle visioni lontane tra loro e una valutazione sull’impatto nei confronti dell’associazione molto diverso. Mi riferisco alla candidatura di Esino Lario come sede di Wikimania, come deciso nell’assemblea dello scorso ottobre a Bologna.
È un progetto nel quale ho fortemente creduto, discutendo a lungo con il direttivo per convincerli a portarlo in assemblea e che ancora in assemblea ho discusso e appoggiato per convincere gli astanti: l’idea di cambiare il format di Wikimania, tornare alle origini, sfruttare l’Expo per creare delle sinergie, avere un impatto positivo su una comunità che ci ospita.. sono tutti aspetti dei quali sono ancora profondamente innamorata, soprattutto perché non si tratta di una idea mia!
Da novembre ad oggi, però, abbiamo assunto Giulia Sepe per lavorare sul progetto e delinearne i costi, i modi, ecc., un vero e proprio studio di fattibilità insomma. Quando ho analizzato i risultati dello studio mi sono preoccupata e ho portato il problema all’attenzione del direttivo: il posto che abbiamo scelto non ha perso il fascino iniziale, ma le difficoltà sono tali e tante e i costi così completamente spropositati (oltre 700.000!) da farmi dire

Non si poteva fare pipì perché non c’era vasino lì

Sono venuta qui a cercare un post di tanto tempo fa perché mi serve e sono finita a rileggere le ultime cose scritte, un grande classico!
Parlavo della ricerca di una “casa veramente nostra” e in effetti da qualche mese ormai c’è. Cioè c’è da un po’ di più, ma è rimasta a lungo un cantiere che ha saputo succhiarmi qualunque momento libero, energia disponibile e ad un certo punto quasi anche l’anima, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Io non lo so se ho mai fatto una cosa così difficile in vita mia e non so nemmeno quale parte: fare un mutuo (aiuto!), comprare una casa (oh mamma!), ritrovarmi a essere il direttore dei lavori (grrr!). Per tacere del doppio trasloco incrociato.
Però non importa (o almeno non importa quasi più), perché ora c’è la “casa veramente nostra” sognata e cercata. E adesso che è (quasi) finita, comincia il momento di iniziare a costruirla. Che non è solo una questione di scatole svuotate e di mobili da collocare, ma ci sono spazi da inventare e soprattutto angoli da riempiere di ricordi, aneddoti, risa e baci.
Forse è ora che io e questa casa la smettiamo di studiarci e ci lasciamo andare.