Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione

Ho visto geni della finanza creativa rubare a destra e a manca, società solide implodere nel giro di un anno, piccole società schiantarsi dilaniate dalle liti tra i soci, per la prima volta mi sono trovata a riflettere sul concetto di lealtà e ad arrabbiarmi anche quando non era giusto.

Stamattina a colazione ho detto a un’amica che trovare dei cretini in posizioni strategiche è sempre più comune e lei annuiva, pensando al suo lavoro.

Questa volta io sono solo uno spettatore, che ha guardato tutto il percorso della nave e forse ancora si schianterà o forse il rimorchiatore l’ha agganciata in tempo (“Settimana prossima è quella decisiva”, ma quante settimane prossime ci sono in una vita?). Ma i passeggeri, meno ignari di un tempo, non sono tutti salvi.. alcuni verranno gettati a mare e ancora non lo sanno, altri si stanno spostando sul rimorchiatore, altri non si sa.
Gli ufficiali che hanno tenuto duro fino all’ultimo non sono degni nemmeno di sapere se devono (o verrano!) immolati con la nave, migrare sul rimorchiatore o continuare a badare alla nave finché non sarà rientrata in un porto sicuro (dove verrà riparata o magari semplicemente dismessa).

È difficile stare a guardare un ufficiale. Più difficile che esserci già passata.

(..e siamo solo a marzo..)

Cinquanta a chi?

C’era una volta una tizia che conosco, che in un periodo di notti insonni passava un sacco di tempo in IRC a chiacchierare con i malvagi wikipediosi.
Dopo un po’ di tempo che chiacchierava (anche) con uno di questi, un certo BA, pensò bene di chiedergli privatamente quanti anni avesse. La conversazione dev’essere andata più o meno così:

F quanti anni hai?
BA uhm, umpf, ecco, 34
F ah.
BA perché?
F no, sai te ne davo una cinquantina..
BA [censura]

È che BA era talmente serio e per certi versi “posato” che la percezione al di là del monitor lo faceva sembrare molto più anziano del dovuto.

Veniamo ai giorni nostri. Sabato pomeriggio. Conferenza: “I robot sanno la matematica?”.
Una cara amica mi presenta il relatore, che è un ex socio di Wikimedia Italia.

M ma sei giovanissima!
/me pensa che come al solito le stanno dando qualche anno di meno
F non proprio, ho 34 anni
M sì, beh, da quel che leggevo nelle mail ti immaginavo come una cinquantenne legnosa!
F ..

Ok, lo ammetto, sto ancora ridendo! Ovviamente sabato sera ho telefonato a BA per mostrargli come esista, neanche troppo in fondo, una giustizia divina a questo mondo ;-)

(..eccomunque ci rimugino su per altri due motivi: 1. sono secoli che non mi immagino più com’è fatta una persona. Di solito apro Google o LinkedIn e indago! un po’ mi manca però l’immaginazione.. 2. non è proprio il massimo di immagine da dare.. ci sarà da lavorarci su!)

Verrà la morte

e avrà i tuoi occhi. Questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo.
Lo scriveva uno che di morte se ne intendeva e questi pochi versi me li porto dietro e dentro da tempo immorabile. Ricordo vagamente che sono incisi in uno dei miei diari, forse delle medie, accanto ad una foto di due occhi, accuratamente tagliata da un giornale. Io non capivo esattamente di cosa parlasse questa poesia ma mi colpiva la sua forza, il suo candore.

Non ho parlato molto di morte da queste parti: le grandi gioie, così come i grandi dolori, mi lasciano senza parole o almeno senza parole di quelle che voglio rimangano scritte.

Cacao Meravigliao

Sul lavoro, si sa, ci sono progetti e progetti.
Progetti che nascono bene, con clienti sensati, progetti che vanno bene anche se i clienti sono insensati, progetti nati disgraziati e progetti aleatori, giusto per citare i primi che mi vengono in mente.

Ci sono progetti che hanno una colonna sonora, sottotitoli e script degni di un Oscar, pur non avendo nulla a che vedere con il cinema.

Il prossimo (triplice) progetto che forse mi tocca e forse no, l’ho da poco ribattezzato Cacao Meravigliao. Avrò poca fantasia ma gli sta proprio a pennello!

Ode alla Forcella

La Forcella, per definizione, è una sola: quella del Pordoi.

Quando ero piccolina e facevo il Sellaronda coi miei, rompevo sempre le scatole al babbo perché io volevo fare la Forcella del Pordoi, soprattutto dopo quella malaugurata volta in cui mi portarono al rifugio in cima al Pordoi e io in funivia col naso incollato ai vetri a guardare quei pochi coraggiosi che la facevano.

Poi un anno sono andata in vacanza con degli amici e con uno di loro e col maestro matto che ci dava retta abbiamo organizzato la spedizione. Una data così importante da registrarla nelle FAQ!

Poi l’anno scorso sono tornata e la prima cosa che mi ha detto il maestro quando ci siamo incrociati sulle piste è stata “Quando andiamo a fare la forcella?”. Ecco, un richiamo a cui non so resistere.
Ho portato il sig. N in pellegrinaggio in cima al Pordoi a bere una cioccolata, ma lui non ha sentito la magia, ha detto solo per tutto il tempo che ero matta e che quella cosa lì non si poteva fare.

E invece si fa. Si percorre il panettone gelato e pieno di impronte, schivando i sassi, poi ci si tuffa nella valletta stretta fino al bivio con la Val Lasties, si tiene la destra e ci si prepara a sentirsi mancare il fiato, quando ti affacci sul muro e accanto hai solo pareti di granito immense e fa un caldo quasi innaturale, che di lì non ci passa nemmeno il vento. E poi è solo magia.

Partorire

No, non sono incinta. Signori lettori che spiate da dietro l’uscio, ripeto, no, non sono incinta. Questo post tratta di parti, ma di altro genere.

Di questi tempi guardo con un po’ di invidia il sig. N che spesso alla sera lavora al pc alla creazione di giochi da tavolo o murder party, ed è proprio nel pieno della fase creativa: pestocchia con piacere sui tasti (mentre io dal divano mi lagno che fa troppo rumore, di pestocchiare più piano.. forse perché sono abituata al ticchettio della tastiera del mio portatile, che è decisamente più silenziosa), poi ogni tanto mi chiede cose (che mediamente non so) e si ferma a rileggere e rimirare soddisfatto il suo lavoro.

Nella mia tudù non entra un’idea nuova partorita da me da un anno (parlo di lavoro, le cose che faccio per WMI non contano) o forse più. Dei 6 progetti che sto seguendo, non ce n’è nessuno che richieda sforzi creativi o presenti particolari problemi da risolvere: sono solo macchine mangiatempo, che richiedono sforzi di coordinazione per incastrarsi alla perfezione e un buon Gantt per seguirli tutti.

L’ultima volta che mi si è acceso il cervello è stato a luglio al WorkingCapital a Bologna, dove stare a sentire le idee degli altri, mi ha stimolato (almeno per riflesso!) un po’ di lavorio.

Nelle vacanze di Natale mi sono buttata a pesce a lavorare su un’idea altrui: per quanto in una notte insonne abbia scritto e ideato parecchie cose sul tema, che a distanza di un paio di mesi mi sembrano ancora valide (e sono sembrate valide a chi le ho raccontate, che è un altro punto fondamentale), è comunque diverso che lavorare su un’idea propria.

Lo so che le idee non mi vengono scrivendo qui (ho bisogno di guardare il mondo con distacco e disincanto o di partecipare ad un brainstorming su qualunque tema, per dare il via a una serie di pensieri laterali che possano portarmi lontano) ma voglio provare a metterci un punto, che sai mai che andando a capo qualcosa si smuova.

(.)

Sabotata dallo Smithsonian

Di ritorno dal viaggio di nozze, e dopo aver visto la reazione del sig. N alla visita dei due Air and Space Museum (due giorno chiusi dentro, congrua donazione a entrambi!), ho pensato di fargli una sorpresa regalandogli un anno da “membro” del museo: sosteniamo il museo e lui si può anche esaltare leggendo la rivista.
Sul sito ci sono informazioni esaustive, la procedura di acquisto è online, ricevi subito due mail (una di conferma dell’acquisto e una di conferma della membership) e la rassicurazione che in 6 settimane ti arriva tutto a casa.
Sulle sei settimane mi sono fatta un appunto mentale, pensando che comunque dovendo arrivare in Italia ci sarebbe comunque voluto di più, però, ecco, non mi aspettavo che dopo sei mesi ancora non si vedesse nulla :-((

(..ho scritto agli indirizzi che ho trovato, chiedendo una spiegazione.. vediamo un po’ che succede!)

S.o.c.

È ora di cambiare tema. Il pirata a bordo della Yanez non mi rappresenta più, ce ne vorrebbe uno intrappolato a testa in giù nel sartiame, e appena si muove un po’ per cercare di liberarsi, scopre che un’altra fune si tende più stretta, sempre più vicina al collo.
Manca l’aria, mancano le idee, ci si applica solo e in continuazione per sanare i casini che altri mettono in piedi e non c’è via di scampo: i problemi sono nmila e se sei capace di risolverli prima o poi arrivano tutti a te. Poi ci sono i mondi ideali, che nascono Miyazaki e diventano Dario Argento (forse dovrei darmi al tritolo).
C’è il sole, ma l’aria non ha l’odore giusto, e non so perché questa volta mi prenda così, ma non ci posso fare niente, se non aspettare che passi, che tanto parlarne non aiuta; è che descritto a parole sembra futile e sciocco, alla stregua di un capriccio.
Poi ci sono le cartine, i bacilli, il mal di testa, l’enorme gatto nero, la spesa da fare (ma non voglio uscire di casa), gente a cena (non voglio vedere nessuno), il rumore della lavastoviglie, i bambini al parco sotto casa (godiamoceli per le ultime volte).
Ci sono prospettive temporali che mi terrorizzano, con tutti i loro fatti certi dal risultato incerto e tutte le cose che devo fare fino ad allora, che continueranno a vivere sotto la spada di Damocle e non c’è modo di uscirne se non aspettare e non c’è modo di tutelarsi se non esserci e io non so per quanto ancora.
E a quelli che si svegliano oggi ingenui che non sapevo, non immaginavo e allora tu, andatevene un po’ affanculo.

Moment act.

(Sipario)

Dati di fatto

Siamo a metà febbraio, la stagione sciistica è iniziata da oltre due mesi e mezzo e io sono riuscita ad andare a sciare solo una volta. A Barzio.
La settimana bianca è saltata e di weekend sulla neve non se ne prospetta nessuno all’orizzonte.

Mi chiedo a cosa serva l’inverno..

(..sono troppo vecchia e troppo stanca per alzarmi prima delle sei la domenica!)