Ma io sono io o la figlia di mio padre?
Posso incazzarmi se mi sento presa in considerazione solo come figlia di mio padre e non come me stessa?
ekkekkazzo
Pensate a cose straordinarie, saranno loro a portarvi in alto
Ma io sono io o la figlia di mio padre?
Posso incazzarmi se mi sento presa in considerazione solo come figlia di mio padre e non come me stessa?
ekkekkazzo
(un BOFHfico a caso protesterà)
Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
– Costantino Kavafis, “Itaca”, 1935 –
Stigmatizzo chi ha inventato le gonne longuette. E anche chi le compra.
Ma mi serviva un tailleur e c’era questo gessato.. e non mi sono curata troppo della lunghezza della gonna.
E men che meno della fodera che va dove dice lei.. (se mi tocca sistemarla un’altra volta, prendo la pinzatrice e aggiungo una ficciur alla gonna, Civvi docet).
Devo smetterla di comprare gessati. Due tailleur, due gessati.. (promemoria prima dell’acquisto del terzo!).
Un anno a Carnevale mi sono vestita da gangster col tre pezzi gessato che mio padre ha indossato al matrimonio. Con tanto di sua cravatta rossa a pallini, cappellaccio comprato ad hoc e pistola. Baffetti disegnati e sorriso impertinente. All’epoca ancora non amavo i gessati.
Qualche anno dopo per la festa di un’amica io e la gemella decidemmo di essere elegantissime e bellissime per una sera.. e ci presentammo rigorosamente vestite in giacca e cravatta tra lo stupore generale. Sì, due matte (non mi dimenticherò mai la faccia dell’allora moroso che per una settimana mi aveva immaginata vestita chissà come.. e il muso che mi ha tenuto).
Io ovviamente col gessato di cui sopra. Di cui iniziavo a subire il fascino.
Ah, le righe.
(E dire che i quaderni invece sono rigorosamente a quadretti grandi..)
Sciopero dei mezzi. Embè? Io vengo in macchina. Già, peccato che uno (un gs ha cercato di convincermi che se aveva parcheggiato male era una donna, ma insisto, era sicuramente un uomo!) mi abbia chiusa.. e abbia vinto il primo bigliettino mistico sotto il tergicristallo che scrivo da anni (ai limiti della correttezza, gli ho solo dato del pirla e definito catorcio il suo brillante autoveicolo).
Via di corsa alla metro per non fare tardi all’appuntamento.. che si rivela un appuntamento fiume e finisce alle 19:30, in via Torino, un’ora e mezza dopo l’inizio dello sciopero.. e la mia macchina è a Città Studi (4 miseri chilometri più in là, solo che io ho una cena fra un’ora! e non avrei mai fatto il percorso rapidissimo suggerito da Mappy..).
Passa un 27 lo inseguo, è fermo alla fermata con le porte chiuse, ma il semaforo è rosso. Arrivo e non mi apre, anzi, riparte un attimo prima che il semaforo diventi verdi (le orecchie del crumiro credo stiano ancora fischiando).
Aspetto per un quarto d’ora un tram che dovrebbe arrivare fra 8 minuti, poi decido di spostarmi dall’altra parte del Duomo.
Nella traversata valuto i mezzi di superficie che conosco, la strada da fare a piedi, il vento stellato, il centro illuminato e deserto, prendere un taxi.
Ma sì, taxi!
Leggi tutto “Cercherò, mi sono sempre detta cercherò”
F ..e poi potreste farne un blog così non ci mettete niente a tenerlo aggiornato
S un blog? cos’è un blog?
Posso affermare con certezza che mia sorella è proprio figlia di suo padre..
Si metta agli atti che mi sento sonoramente presa per i fondelli da questo tempo: il sole che splende sulla mia testa china a lavorare e il vento che soffia pungente quando me ne vado a spasso.
Ekkekkazzo.
Tra l’altro, possiamo smetterla con ‘sta meteoropatia? C’ho già i fatti miei, mi ci manca pure il tempo che mi fa cambiare umore ad ogni piè sospinto.
(sì, è lunedì. Se non sono aggressiva di lunedì mica arrivo a fine settimana)
..e comunque è devastante ascoltare “Rimmel” di primo mattino in questa stagione. Ho perso 15 anni di botto e ho iniziato a pensare che costume mettermi per scendere a mare..
Credi al grano al mare alla terra
ma soprattutto all’uomo.
Ama la nuvola la macchina il libro
ma innanzitutto ama l’uomo.
Senti la tristezza
del ramo che si secca
del pianeta che si spegne
dell’animale infermo
ma innanzitutto senti la tristezza dell’uomo.
– Nazim Hikmet, “Forse la mia ultima lettera a Mehmet”, 1932 –
Sono entrata in un silenzio altrui e adesso me lo porto dentro.
O forse è aver ascoltato il vento per un pomeriggio, la folla domenicale a spasso per il centro, il cigno che mi è venuto incontro, il lago che ribolliva, gli amici che parlavano.. le nuvole, la neve, il ricordo del sole, ma soprattutto il vento.
Una stella. Il vento.
I laghi di pietra increspata dal vento. Il vento.
Le poesie d’amore di Nazim Hikmet illustrate con fotografie di Robert Doisneau.
Il diario di Frieda Kahlo. Il libro di Hayden Herrera.
Bruno Munari.
Il vento.
F non mi va, la vuoi tu?
M perché, non ti piace?
F non tanto, le preferisco crude
M e dire che quando eri piccolina te ne ho date tante..
F sì, mi hai fatto perfino diventare arancione
M sì, era divertente. Eri così bella tutta colorata!
F …
(avevo/ho una mamma sadica)
Sono strani frutti le mele: tante metà si assomigliano ma trovarne due che combacino veramente è difficile.
l’amico perfetto mi assomiglia
l’uomo dei sogni mi completa
Non so se le donne non lo sanno dire.. io sicuramente no.