Per le pippe serie di lavoro, invece, ti telefono

È che le bimbe hanno fatto gli occhi dolci al signor N o forse ci ha visto truccarci in 3 davanti allo specchio del bagno e alla fine si è tuffato dentro la doccia ed è venuto alla festa con noi.
..e arrivati alla festa dopo aver scalato una montagna su per delle mulattiere, ci siamo presentati ed E ha guardato il signor N e gli ha detto “Ciao, io sono l’amante ufficiale”, tra le risate generali.
Poi c’è stata birra, spiedini, lanci nel buio, rotolamenti per la collina o forse scollinamenti, una voce che mi ha detto “che vergogna..” e due secondi dopo erano avvinghiati a fare danni, c’erano due Alice e si distinguevano per presenza e assenza di orecchie, il Montenegro che alla fine è meno peggio di come ricordavo, un martello che ho ceduto per un chupito che poi non è arrivato.
Mi sono trovata chiusa in un credo bagno con un giovane cavaliere che per salvarmi è uscito dalla finestra mentre finalmente mi liberavano dalla porta.
Ho visto una fanciulla ubriaca parlare in tre lingue e poi addormentarsi sotto un accappatoio leopardato, mentre poco più un là un uomo si faceva un tête-a-tête col prato, un altro giaceva comodamente attorniato da cinque fanciulle, uno dormiva indifferente a tutto e una staccionata aperta sventolava a imperitura memoria.
E io ho il sospetto di aver trovato nell’aria cose che non sospettavo nemmeno.

(..qualunque altra cosa si dica, è chiaramente falsa!)

Full office

AWS ma se tipo..
AWS va beh
AWS lascia
F no, dai
F spara
AWS no no
AWS meglio di no
F sì sì
F daiiiiiiiiiiiiiiiii
AWS no
F
AWS tanto non ci provo
F non fare la bimba
F e non contrariare il capo!
F dimmi

(..rotflol..)

E quella musica distante diventò sempre più forte

Non so da che parte cominciare, così comincio dalla canzone che mi echeggia dentro da stamattina mentre mi districavo nel traffico e nei percorsi imprevisti e che fatta sera continuo a canticchiare storpiandola (il mio generale ormai ne ha cento di anni) e che ho risentito ipnoticamente tornando a casa.
E inizio veramente a credere che si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura, se solo il pettegolezzo aziendale spintissimo riesce a far resistere me e il mio socio da ieri, quando per farmi smettere di piangere le lacrime più piccole, le lacrime più grosse mi ha detto “scopano!” e ormai è diventato un talismano che ci rimpalliamo insieme alle battute sulla coltivazione estensiva della cipolla in Italia.
Non è questione di dollari d’argento, né di pesci che cantano, è chiudere gli occhi per tre volte e sapere che non è un sogno, che ci siamo allontanati troppo sulla pista del bisonte, che il lampo in un orecchio nell’altro il paradiso è la tecnica preferita per mettere le pedine sulla scacchiera.
Il mio albero della neve fiorisce di verde e mi trovo i suoi fiori tra le mani, se li abbandono tornano ed è giusto, perché ne ho bisogno; fiori alla mano ho chiesto cose che mi sono tornate indietro come non volevo che tornassero.. ma quando sono così o mi leggi o non ti riconosci.

(..la giacca è sottilmente bordata di rosso ed è certamente figlio d’un temporale..)

Debriefing

Stasera parlavo con un amico di una riunione che devo fare domattina, che probabilmente sarà un cazziatone generale (magari mi sbaglio, eh..) e mi veniva male.
L’amico consolava così:
BA ma tu pensala come una di quelle cose che succedono
BA tipo “oggi piove”
BA oppure “è passata una stella cadente..”
F o anche “domani ho il raffreddore!”
F :-D
poi ho raccontato tutto ciò via Skype ad un amico che ha iniziato..
A ti sento… da come batti le C… sembrano G
A ti senti male ?? vero ??
F ma-lis-si-mo :-D

(..eppure è così: non c’è debriefing migliore del buttare tutto in caciara)

Un airone sopra il fiume e poi ritrovarsi a volare

Appresso alla stanchezza della settimana, a RadioServa aziendale che ormai trasmette a tutte le ore le notizie più inquietanti e non per questo meno vere, parlare con la lurkatrice e leggere nelle sue righe cose che sento tra le mie righe, chiedere al socio e non avere risposte. Trovarsi due volte di troppo annegata in una birra, scordare di chiamare a casa, ricordare prati alcolici passati e pensare a quelli futuri.
Sentire la mancanza di Tiff, scriverle sperando che ovunque sia mi senta e risponda..
Chiudere gli occhi e vedere tanti occhi passarmi davanti. Riconoscerli tutti. Tutti. Capire di essere sulla difensiva da tanto, troppo. Sfogare la tensione della settimana ripensando alla piscina gonfiabile, al casino, “smettetela subito di fare i cretini”, sapendo di avere davanti una settimana pesante.
Ma domani c’è Ondaland, credo. Il sole, spero. L’acqua, soprattutto.
L’acqua lava, vero?

Books

Seguendo il filo ozioso dei pensieri e il via vai delle parole sul monitor ogni tanto mi interrogo su quanti libri uno ha dentro.. e la risposta immutabile è “tutti quelli che uno ha letto”.

Skypate

A me se qualcuno mi propone un “date” su Skype anche se ufficialmente è per lavoro mi viene da pensare male..

(..3 cose 3 mi ricordo dell’inglese delle medie e il signifato di date è una di quelle!)

Manca soprattutto far l’amore

Dev’essere l’adrenalina che mi ha fatto iniziare la giornata cantando, finendola cantando, affrontando un paio di questioni spinose che mi trascinavo dietro da qualche mese nell’unico modo che conosco: occhi negli occhi, parlandoci chiaro; che mi ha fatto salire le scale innumerevoli volte (voglio un ufficio in redazione se devono fare a turno a chiamarmi ogni 10 minuti :-p), che mi ha fatto volteggiare lieve verso il mio secondo ufficio, che mi ha fatto sorridere quando, credo G, mi ha detto “Ovunque vado sento che ti cercano!”.
Dev’essere la carica a molla di qualche discussione tecnica, o dirsi reciprocamente che è un piacere lavorare insieme, o la crema al cioccolato (abbondante!) del croissant di stamattina, o il fatto che ieri pioveva e io nuotavo in piscina, all’aperto, perché non posso (e non voglio!) resistere al fascino dell’acqua nell’acqua, o il fatto che c’è il sole ma soprattutto il vento e io ho voglia di allargare le braccia e sentirlo addosso, o un sms e una telefonata in cui io dico “ciao..” e inizio a ridere e vengo coperta di insulti ma continuo a ridere perché anche lui sta ridendo e sa che non ci possiamo fare proprio niente se non vederci a pranzo e ridere e lui dovrà sforzarsi di essere serio perché è il suo ruolo, no?, o la gita al Caneva che ho deciso che organizzo e chi c’è c’è e chi non c’è si arrangi che io ho bisogno di giocare perché più cresco e più devo tenere in forma smagliante la treenne che è in me, che se lei sta male o io mi dimentico di lei sono cazzi per tutti, o c’è uno dei miei uomini preferiti che non sa di esserlo e forse è meglio così o forse un giorno glielo dirò che riesce sempre a strapparmi un sorriso e ci voleva una giornata sorridente per farmelo capire, o c’è.. non lo so.
Forse è che non sono più abituata a crescere e la sensazione delle caviglie nude perché i pantaloni sono corti non è più mia, ma ieri o ier l’altro pensavo ai labirinti.. non è ancora ora di costruirne uno o se ci sono in mezzo non me ne sono ancora accorta, ma ho un pensiero ozioso su come farlo saltare. Ma potrebbe semplicemente essere che sono sobillata.
..e poi c’è che è estate e io sono ancora qui, non ho ancora fatto nulla, non ho ancora visto il mare e questa cosa mi fa impazzire, che appena c’è un cambio del tempo, soprattutto quando c’è vento, soprattutto oggi, io mi sento zingara e ho un’improvvisa necessità fisica, un’urgenza che va oltre mangiare-bere-dormire-far l’amore, di macinare chilometri, vedere posti, fare poche cose, talvolta incontrare amici, ma soprattutto muovermi.
Essere qui, ma partire, essere lì, ma tornare, perché i ritorni sono sempre sottovalutati ma portano con sé emozioni anche a forti.. dipende dal viaggio, dipende dai compagni. A volte è una stretta allo stomaco, quel fatemi tutto ma non fatemi tornare oppure ha un che di incantato, come lo spazio della memoria, magari quella lontana che diventa un po’ mitica.
Datemi del vento e un viaggio, non importa se a qualche centimetro o a migliaia di chilometri e magari anche domani inizierò cantando e finirò ridendo.