Consegna speciale

In occasione dell’approssimarsi del Natale, della congestione dei mezzi di trasporto, invio, ecc. le Poste Italiane hanno inaugurato un nuovo tipo di consegna: la RSC (Rilascio su Scala Condominiale).
Settimana scorsa abbiamo ordinato i numeri di Gea che mi mancavano dalla mia collezione (e con l’occasione anche qualche numero di Napoleone ormai smarrito) e abbiamo curiosato impazienti nella casella di posta più o meno tutti i giorni, in attesa della cartolina gialla per il ritiro.
Or bene l’altra sera rientrando, dopo la solita pantomima alla casella, il signor N va a parcheggiare e io intanto entro nello stabile.
Apro la porta, sguardo vacuo, e mi giro verso la scala per iniziare a salire. Sulla scala giace un pacco. Per me. Dalla Bonelli.

(..il signor N mi ha sgridato perché ieri sera mentre lui sporgeva lamentela al customer care delle Poste, io facevo di sottofondo commenti sarcastici. Ekkekkazzo!)

Morfina

Io mi ricordo i sorrisi. Tutti quei sorrisi a qualunque ora del giorno e della notte.
E quell’ultimo libro che io leggevo ad alta voce perché non ce la faceva più.
E lo sguardo che ha avuto da quando ha deciso che non c’era motivo di continuare.
Per me morfina vuol dire sparizione, quegli ultimi giorni in cui dormiva sempre.

Io mi ricordo tutti che piangevano e io che non potevo farlo, non volevo farlo.
E i fiori. Due sacconi da riciclo secco pieni di fiori, colti quella mattina in giardino e nei vasi.
Era novembre, ma come adesso c’era il sole.

(..il titolo e il pensiero e le sensazioni e il niente vanno a lui..)

Luggage

Ho bisogno di un viaggio, di una partenza, di una nuova meta.
Non importa se vivo con la valigia in mano e se adesso lo faccio anche per lavoro.
Forse è il fatto di essere partita e traslocata e di essermi ritrovata al punto di partenza.
Forse sono i discorsi di ieri sera, seduta a un tavolino vecchio il dietro ufficio mangiando un’insalata con l’inauguratore e rimettendo a posto il mondo. I discorsi di valutazione in cui volevo essere smentita e invece lui mi appoggia e io.. ecco, io mi preoccupo. Mi sembra che ci siano due anni di lavoro in bilico e se è bastato così poco a metterli in forse, beh.
E poi senza rete c’è il tempo di pensare alle nuove cose e ai mesi di studio che ci ho messo senza aver ancora capito da che parte cominciare e in che modo aiutare e ogni tanto ho qualche dubbio che la mia presenza sia necessaria o anche solo sufficiente.
La lavatrice forse è rotta, la casa forse è ancora da sistemare, domani forse c’è sciopero, sabato forse arriva Fastcosa.

(..l’unica certezza è che tra 55 minuti me ne vado..)

Che noia

Capita che a volte io mi stufi, soprattutto quando le gente spande splendidume in giro e manda mail del piffero, linkando i saluti sul suo sito. Saluti che non ho letto e vicenda che non ho seguito. Ma non sopporto il pressapochismo, c’amma ffà?
Per cui alla mail di ringraziamento ho risposto come segue:

Gentile signor Discepolo,
Wikipedia Italia è una associazione gestita da Yepa srl (come può notare qui) di cui sono spiacente ma non sono in grado di fornirle i contatti.
Se invece si riferisce al progetto Wikipedia e in particolare alla versione in lingua italiana, dopo aver preso visione dello Statuto di Wikimedia Italia e aver appurato che l’associazione non può nulla in merito alle sue richieste, la invito a contattare l’help desk di Wikipedia all’indirizzo ..@wikimedia.org
Di nulla, si figuri. Dovere.
Distinti saluti,
Frieda Brioschi

(..perché non mando mail in HTML se no un paio di grassetti ce li mettevo, eccome. Ma forse li vedrà lo stesso..)

Prima di pretendere l’orgasmo

Ho già cancellato 3 post oggi, immediatamente prima di pubblicarli, il che significa che ho le idee confuse e che non dovrei scrivere. Solo che ho voglia di scrivere, quindi me ne faccio un baffo e mi butto nel post fiume senza capo né coda.
Oggi giorno di viaggio. Ho smontato casina, l’ho rimontata nella Jollyroger, ci ho infilato Tigro e siamo partiti. Tì non è stato particolarmente felice e infatti mi ha trapanato un timpano a forza di miagolii più o meno fino a Bologna, con qualche attimo di pausa quando c’era musica che gli piaceva (tipo il Boss.. ha una spiccata preferenza per “Growin’ up”).
Viaggiare da sola vuol dire concedermi un po’ di pensieri oziosi.
Il mondo ‘media oggi era a Firenze, il mondo ‘pedia era al LinuxDay, il mondo lavorativo era spento.
Il filo dev’essere stato Appennini -> Neve -> Settimana bianca, perché dalle settimane bianche del passato sono tornata al Liceo, alla Maturità, tutta una serie di scemenze che mica mi ricordavo più.
Tipo che in seconda liceo mi piaceva M (che col senno di poi ricordo solo che sciava bene), follemente appassionato di Springsteen e che la scusa per spiccicare tre parole prima di diventare viola e azzittirmi era stata chiedergli se mi faceva una cassetta del Boss. La cassetta si è consumata e si è persa, M ha gentilmente fatto capire che non c’era storia (del resto ero amica di sua sorella.. ‘sta cosa non va mai bene!) ma il Boss è rimasto :-)
Poi c’è stata l’estate della maturità, quando facevo l’assistente in una vacanza studio per i bimbi del mio liceo e da menarli perché facessero i compiti di mate mi sono ritrovata a correggere i compiti d’inglese insieme alla mia prof di prima media. La sera i bimbi avevano giochi e cazzabubole a squadre organizzate; uno dei compiti era stata la dichiarazione d’amore: dovevano prendere una compagna, farla salire su un tavolo e incuranti delle risate generali dichiararsi. MT lo conosco da quando era alto così, io e sua sorella abbiamo fatto le elementari alla stessa scuola, le medie in classe insieme, il liceo nella stessa scuola (sebbene licei diversi). Mi sono ritrovata sul tavolo con MT che abbozzava “..e il tuo viso.. il tuo viso.. ecco, è come la luna piena!” (una musa ispiratrice rotolante dalle risate vale?).
E poi c’era il corso della storia: la fisica, le malignità, l’uni. E ancora fare l’assistente allo scambio culturale, correndo nei corridoi con le altre due. E non riesco a ricordarmi di come fossi finita in quel giro..
Ci vorrebbe Gugol, ci vorrebbe. In testa.
Tiff è ko, io ancora non realizzo. Sembra quasi di essere in vacanza o il solito weekend in giro, ma se chiudo gli occhi mi gira la testa. Ci aspettiamo nausee manco fossi incinta e almeno un’emicranietta, prima di dichiarare terminato il trasloco. E poi essere di nuovo a Roma il 5, come conta? Mah.
Quelle decisioni che ho collaborato a prendere, che per una volta mi sono stupita di me stessa per il totale distacco con cui ne parlavo.. ecco, me le sono sognata stanotte. In barba al pensiero di ieri di essere cresciuta.
Infine il dilemma, sempre quello. Ma devo FareCoseVedereGente prima di capirmici.

Numero privato

Non ci posso fare niente, odio le chiamate anonime. O meglio: odio le chiamate anonime perse.
Mettiamo il caso che il ricevente si trovi dolcemente immerso nella prima vasca da bagno utile nell’arco di 600km e il cellulare sia rimasto da qualche altra parte della casa. Come cavolo faccio a sapere chi mi stava cercando?

(..odio la mia curiosità. Mi consola solo ricordarmi che le chiamate anonime di solito sono: qualche redazione giornalistica, le agenzie di stampa, qualcuno (segretario, amico, cuggino) che arriva dall’ambiente politico. Sopravviverò..)

Chi fa da sé

questo per dire che le relazioni di coppia si fanno in due, nel bene e nel male. e che le corna si fanno in tre, nel bene e nel male.

È impressionante come certi discorsi sbuchino fuori in contemporanea in parti diverse del multiverso.
Mia madre non conta perché è una costante, ma Tiff che l’altra sera non mi faceva dormire con considerazioni sparse sulle corna ha preceduto giusto di qualche ora Auro.

T ..e poi si sposa Tizio, che a me insomma..
T ecco, avremmo potuto avere una bella storia. E invece niente. Chissà perché.
F perché tu se sono normali li schifi
T ..

Mangiarsi un panino con dentro un bambino

P Ed un’altra cosa.. Tu sei felice?
F questa è una domanda impegnativa..
F con lui? in generale?
P in generale..
F a tratti
F insoddisfazione e felicità non vanno mai a braccetto
F e io sono sempre insoddisfatta, sempre in cerca..
F ma mi basta poco per essere felice, almeno per un po’

(..e questo mi ricorda la mia adolescenza, le infinite discussioni con mio padre sulla mia perenne infelicità, sulla nuvola nera che a suo dire mi portavo dietro, quella nuvola nera che mi sentivo dentro mentre fuori sorridevo. “Tu nascondi tutto dietro un sorriso” mi ha detto qualcuno una volta e io a quella frase mi ci sono aggrappata per un pezzo, finché non ho smesso di cercare la felicità stand alone e ho deciso che c’erano tante cose da fare, tante idee da frullare, tanti pezzetti di cielo a cui alzare gli occhi ogni tanto per godersi il tepore. E l’azzurro intenso..)