Rubrica

Ho sistemato la rubrica di gmail in modo che la smetta di propormi il vecchio indirizzo mail (dell’ex lavoro) del sig. N e tra i risultati della ricerca è comparso anche l’indirizzo mail di nostro figlio, quello che non esiste.

(..comunque gmail tutte le mattine cerca di propormi di passare alla nuova versione, che ho provato l’altro ieri per 3 secondi e mi è parsa all’altezza di questi giorni: un bel tutto bianco e con poche “informazioni” stile lapide al cimitero!)

L’innovazione necessaria

Ogni tanto quando cortesemente sbatto qualcuno in moderazione alla prima mail che scrive su una mailing list, mi chiedo come mai nessuno abbia ancora inventato il “moderatore automatico”.

(..Gmail riconosce il mio spam no? Perché troll e cafoni devo invece disarmarli io a vista? Sto diventando una moderatrice pigra..)

Percezioni

Il sig. N sostiene che io possegga troppe scarpe e probabilmente trae questa conclusione confrontando il numero di scarpe che posseggo io (mai contate) con le sue (quattro paia, credo).
La mia opinione è ovviamente opposta: non ho abbastanza scarpe e sono in grado di elencare diversi modelli di cui ho necessariamente bisogno e che non posseggo. Inoltre sono abbastanza disinteressata alle scarpe del consorte (mi occupo solo di quelle da mettere col vestito!).

(..ci sono i saldi, che sono sempre un’ottima scusa per fare shopping e io sto guardando solo scarpe. Vorrà pur dire qualcosa? E per non farmi mancare nulla oggi ho comprato un paio di sandali con i brillantini, molto poco da Frieda..)

Quella volta che sono diventata grande

In casa mia si è sempre letto il Corriere. Quando ero piccola d’estate al mare andavo in edicola (che stava a circa 2 minuti a piedi da casa, su una tranquilla strada residenziale) a comprare il giornale per il papà (poi mi dimenticavo sempre il resto e l’edicolante – che era la nonna di due mie amiche – lo dava ai miei quando li vedeva passare, ma questa è un’altra storia).
Era (in realtà lo è tutt’ora a casa dei miei) vietato stropicciare il giornale, spiegazzarlo e leggerlo arrotolato, come fa le gente in treno o sui mezzi pubblici: il Corriere si legge (all’epoca il formato era più grande di quello attuale) preferibilmente seduti al tavolo e in mancanza di tavolo, seduti in poltrona in maniera consona (sempre in modo tale che il giornale non si spiegazzi, ecc.).
Se le pagine si sfasano mio padre (e io, che ho ereditato questa sua mania) prima lo riordina e poi lo legge.

Nel mezzo di tutte queste manie, sfogliare il giornale a casa mia non era una cosa così strana neanche per le nanerottole (quando alle medie ci facevano leggere il giornale in classe e ci spiegavano dove stava la cronaca, la terza pagina che non sta a pagina tre, la politica, ecc. non c’era molto di nuovo per me), anche se non si può dire che lo leggessimo veramente.

Poi nell’estate in cui avevo ancora tredici anni (i quattordici sarebbero arrivati qualche mese più tardi, dopo l’inizio della scuola), un giorno sotto gli ombrelloni un amico dice “Ma vi rendete conto che c’è una guerra e noi non ne sappiamo niente?” e sì, mi ricordavo qualcosa dai titoli che leggevo, ma non avevo mai approfondito. Era la prima guerra del Golfo e quell’estate ho iniziato a leggere (pezzi) di giornale.

(..oggi sono 19 anni che è morto Paolo Borsellino, un’altra di quelle notizie arrivate con sgomento sotto l’ombrellone..)

Sotto la luna puttana e il cielo che sorride

Niente.
Vorrei scrivere miliardi di cose ma non sono in vena, c’ho i pensieri che frullano e si mischiano alle note di De Gregori che canticchio anche mentre dormo, dopo averlo ascoltato per oltre 600km, in loop.

(..pffffffffffffffffff, sbuffo come una teiera, dice un impertinente BOFH. Ma come fanno i marinai..? rispondo io..)

Le memorie nel petto riaccendi

Negli ultimi tempi, arrivando a Milano in treno, trovo ad accogliermi i monitor rumorosi di pubblicità. Una di queste è la pubblicità elettorale della Lega, che fa risuonare un “Arpa d’or..” in sordina per tutto il sottopasso e io mi ritrovo a canticchiare “dei fatidici va-a-a-a-ti, perché muta dall’albero pe-e-ndi” fino all’ufficio.

Stamattina, tra un stecca sottovoce e l’altra, stavo pensando che il Va’, pensiero a me l’hanno insegnato alle elementari.. chissà se lo insegneranno ai miei figli o verrà scartato perché troppo “politicizzato”.

(..ci fave-lla del tempo-o che fu..)

E tutte insieme sono la memoria mia

Ieri sera sono scesa dal treno che era già buio e mi ha subito colpito un vago profumo nell’aria e io ho pensato “Roma!”.
Non era profumo di romanitudine, ma i tigli che si preparano a fiorire. Quando stavo per trasferirmi a Roma e non facevo grandi progetti per il futuro oltre a quello (non era un “vado un anno e torno!”), c’erano i tigli in fiore e nelle ultime sere tornando a casa dal lavoro pensavo “ecco a Roma non ci saranno i tigli e questo profumo mi mancherà!” (e in effetti di tigli non ne ho mai visti).

Mentre ero fuori a comprare qualcosa per pranzo sono passata davanti a uno di quei centri dove ti massaggiano, abbronzano, ecc. e sono stata investita da un profumo di olio al cocco che mi ha portato in un attimo in spiaggia (no, non Fregene, che col vento gli odori delle creme si notavano poco.. più una spiaggia calabra della mia infanzia o Cirella con Tiff che diventa un tutt’uno col lettino).

(..e poi mi ricordo bene i gusti e le sensazioni tattili..)

Com’è triste un Natale senza regali

Alcuni dei libri che ho più amato quando ero nanerottola, sono gli stessi che ha amato mia madre (forse perché lei sapeva raccontarli e trasmettere la sua passione?).. ogni tanto mi chiedo se sono gli stessi che ameranno i miei figli.

E comunque non tutto torna: mia madre sostiene che lei era Jo, ma data la passione per pizzi e trine io al massimo avrei detto Amy; ovviamente Jo ero io, maschiaccio, sempre a scrivere, anche se non amavo così tanto le mele (per un po’ ci ho provato) e non mi disgustava l’idea che John Brooke tenesse di nascosto un guanto di Meg trovato in giro.

(..il titolo è l’incipit di Piccole donne nell’edizione con la copertina viola vellutata che era di mia madre..)

Sabotata dallo Smithsonian

Di ritorno dal viaggio di nozze, e dopo aver visto la reazione del sig. N alla visita dei due Air and Space Museum (due giorno chiusi dentro, congrua donazione a entrambi!), ho pensato di fargli una sorpresa regalandogli un anno da “membro” del museo: sosteniamo il museo e lui si può anche esaltare leggendo la rivista.
Sul sito ci sono informazioni esaustive, la procedura di acquisto è online, ricevi subito due mail (una di conferma dell’acquisto e una di conferma della membership) e la rassicurazione che in 6 settimane ti arriva tutto a casa.
Sulle sei settimane mi sono fatta un appunto mentale, pensando che comunque dovendo arrivare in Italia ci sarebbe comunque voluto di più, però, ecco, non mi aspettavo che dopo sei mesi ancora non si vedesse nulla :-((

(..ho scritto agli indirizzi che ho trovato, chiedendo una spiegazione.. vediamo un po’ che succede!)