Frieda, quella senza i riccioli

[per 10 anni frieda.it ha salutato così]

Ciao! Prima di sederti sul divano controlla che non ci sia già una gatta. Se intendi andare a spasso, fai attenzione alle palline per terra (gommose, colorate e un po’ smangiucchiate).
Quel coso strano che non è uscito da un supermercato e che ti ricorda qualcosa è un tiragraffi.. e se sul tappeto c’è ancora qualche coriandolo è colpa degli amici venuti a cena un paio di sera fa.
Se in lontananza vedi sopraggiungere un pirata sbuffante, non preoccuparti.. nonostante l’occhio in meno e la gamba di legno è buonissimo e ha un’incredibile passione per i trenini. E per i gatti. E per il design. E per il fai-da-te. E.. sì, ecco, è un pirata pasionario!
Il bagno è sulla sinistra, quando entri cerca di non sbattere contro la libreria.
Non ci sono grandi regole da queste parti.. possiamo provare un po’ come va e poi riparlarne, non credi?
Ricordati solo di non lasciare in giro fili (a meno di non voler verificare il potere di penetrazione di un dente felino), biancheria zozza e magari innaffia ogni tanto i cactus (sono nana io, non ci arrivo mica fin lassù!).
Grazie,
Frieda

Trieste (all day long)

Trieste di giorno è il blu del mare che costeggiamo, lo scatolo spigoloso che sembra in alta montagna dove ci rinchiudiamo.
È il riflesso abbacinante del sole sul mare che non posso guardare perché ho ancora il buio negli occhi, mentre in bocca rimane il gusto del caffè appena bevuto.
È il fascino del mare d’inverno, dell’archeologia industriale che vedo al di là della ferrovia e che sembra finire sulla spiaggia.

Trieste (by night)

Le strade di notte
mi sembrano più grandi
ed anche un poco più tristi:
È perché non c’è in giro nessuno.
Giorgo Gaber, Le strade di notte

Trieste di notte è una luce gialla che illumina le strade vuote, popolate da quattro foresti tagliati dal vento che teorizzano affrontando gli spigoli delle strade e gli spifferi di un cappotto senza mantellina.
Il mare canalizzato sbuca dietro l’angolo quando ormai non te lo aspetti più, portandoti al Pantheon in versione triestina, che alla fine non ha buchi e non è romano, ma solo una chiesa. Sul ponte, Joyce è inchiodato per sempre con l’aria vagamente corrucciata e forse è una statua e forse è un avatar (ma cos’è un avatar? posso essere un avatar anche senza capelli blu?).
Qualche buona indicazione e si entra in un vicolo con accesso vietato al vento, dove la notte improvvisamente si sveglia ed è ferma fuori davanti a un’enoteca, anzi no, si muove sulla sua soglia e nella calca fino al bancone perché poi, magia, ci sono diversi tavoli liberi.

Marco Manray

Oggi a Trieste ho conosciuto Marco, che ha presentato alcune delle sue opere.
Una delle sue tante gallery si trova qui.

Bis

Mi è venuto il trip del bisnonno.
Una sera volevo far vedere al signor N le opere del bisnonno e non le ho trovate, così ieri sera con mammà ci siamo messi a spulciare un po’ di archeologia familiare.
Tornata a casa ho iniziato a trascrivere (gli OCR non mi piacciono..) il primo libro e a tempo perso facevo ricerche online sul bisavolo. Tenuto conto che è nato nel 1877 e non ha fatto nulla di particolarmente glorioso, 3 risultati “veri” su Google mi sembrano un successone.
Ora sto cercando di capire come recuperare una rivista del 1935.. al momento mi sono iscritta al sito della Biasa.. ed è peggio che andare a visitare il Pentagono: mi sono iscritta al sito, mi hanno mandato una mail cliccabile per conferma, mi hanno chiesto di inviargli comunque un fax. Ora, se domani il bibliotecario si alza col piede giusto magari mi approva anche l’account.. se no alla prossima calata a Roma vedrò di riuscire a fare un salto all’Accademia dei Lincei.

Lettere di protesta

Attendo trepidante le lettere di protesta da parte dei voyeur del paese: ieri abbiamo finalmente montato le tende in camera da letto!
Rigorosamente cucite dal signor N (che all’uopo ha anche imparato ad usare la macchina per cucire), sono azzurre e blu: pannello azzurro – pannello blu, muro, pannello blu – pannello azzurro.

(..sono bellissime e lui è stato bravissimo, anche se ora si lancia in promesse improponibili: “il prossimo Natale ti faccio quelle della sala!”..)