Tra moglie e marito

F uff! Adesso ricomincia l’inverno e i panni fuori non asciugano più e c’è da impazzire a stare dietro al bucato
N vuoi l’asciugatrice?
F e dove la mettiamo?
N [NdA: come se fosse ovvissimo] sopra la lavatrice!
F e le cose sopra la lavatrice [NdA: detersivi, pappa dei gatti, smacchianti, ecc.] dove le mettiamo?
N ..

Lunga vita e prosperità

Il pomeriggio è stato lungo e polveroso, ma divertente. Io mi sono alternata tra supersgrassante (ho le mani devastate) e il cacciavite, mentre il sig. N armato di aria spray e santa pazienza installava Lubuntu e aggiungeva harddisk e ram a destra e a manca, la sig. ra C lucidava tastiere e mouse e mia cugina, passata quasi per caso a vedere come stava il suo Mac (a cui abbiamo cambiato l’harddisk e lucidato la RAM che era ammuffita!!), ci guardava un po’ come alieni.
Tra una celia e l’altra, una tazza di te e una fetta di crostata, tre pentium (due PII e un PIII) e due monitor CRT sono partiti verso una nuova vita: uno finirà in una classe delle elementari e gli altri due chissà, ma sicuramente sempre meglio che in discarica :-)

(..il sig. Spock e Tuvok sono certa che non se ne avranno a male se gli rubo il saluto..)

Con la sola imposizione della mano

Stamattina appena alzata ho trovato The Ciccion che dormiva sopra la cassettiera, ben incastrata tra le cose che ci vivono sopra e mi sono messa a stropicciarla.
Dopo meno di 7 secondi ho sentito un urlo e mi è toccato indagare.
Penny, muovendosi leggermente mentre la coccolavo, ha urtato il nuovo accappatoio arancione del sig. N che è ancora chiuso in attesa di dismettere uno dei due che usa (vediamo quale si autodistrugge per primo!) che è caduto a lato della cassettiera, prendendo in pieno la spina del deumidificatore, che ha pensato bene di non staccarsi, ma di tirarsi dietro il fruttino a cui è attaccata, distruggendolo e facendo saltare la corrente.
Il sig. N ha cambiato il fruttino, riattaccato la corrente e poi si è rimesso a urlare.
Al riavvio il suo meraviglioso pc nuovo, con un bellissimo raid1, ha segnalato un errore su uno dei due dischi, poi è partito lo stesso, poi si è freezato, poi si è riavviato, poi ha voluto essere convinto a ricostruire il disco spanato (7 ore e 30 min è la stima attuale di attesa).

Come dire? Chiamatemi maco!

Across The Tidoncello

Ad Opera inizia uno dei miei viaggi preferiti, imbocco la SP412 e svolta dopo svolta inizio il mio viaggio nella memoria.
Mentre Milano svanisce, iniziano le cascine, i canali, un pezzo di piana dove il cielo è bianco per nove mesi e spesso c’è la nebbia nelle stagioni più strane e si incontrano piccoli centri abitati che di notte ti compaiono davanti dopo chilometri di nulla.
Attraversi paesi con due strade che si incrociano e mentre sei lì che aspetti il verde al semaforo senti puntati addosso gli occhi dei vecchietti seduti fuori dall’unico bar che osservano la vita scorrere.
Non c’è provinciale tortuosa come questa, che si incontra e scontra con strade, campi, rotonde, e devia, si sposta, la segnalano ad ogni piè sospinto perché altrimenti la perderesti.
Tratti lunghi e ampi dove le macchine sfrecciano e poi di nuovo stretta come un sentiero per i trattori, passa in mezzo ai campi e segue le curve della proprietà: a sinistra il mio campo, a destra il tuo; quand’è stagione non vedi più avanti di qualche metro, immerso nel granturco fino oltre il naso.
Sorpassa qualche barlume di “civiltà” (l’ingresso dell’autostrada, qualche paesone) e poi tutto inizia a cambiare: arrivi all’inizio della VT che qui vuol dire Val Tidone e i paesi si fanno in qualche modo maestosi con la loro rocca al centro e tutto il resto intorno, piccoli ma dominanti dal loro nido. Si inizia a salire e improvvisamente ti accorgi che hai tirato un respirone: il paesaggio si fa di nuovo familiare e mentre osservi il colore delle viti e ragioni sulla prossima vendemmia, osservi il profilo delle colline, riconosci a vista i luoghi e pensi che stai per arrivare alla meta.
Il Tidone è lì, alla tua sinistra, mezzo vuoto e non è questioni di bicchieri ma di complimenti. I paesi scorrono veloci e tu li ripeti come una filastrocca, navigando a vista tra gli annunci di sagre e festività.
Poi arriva la tua valletta e attraversi il Tidone e ti inerpichi lentamente nel verde, osservando l’acqua nel Tidoncello e aspettando con ansia ogni curva: la meta è dietro la curva, ma quale curva?

(..girare a cavallo nel silenzio, sotto il cielo grigio che non ha nulla di spettrale ma che riesce ad accendere il verde dei campi, arrivare a mettere il naso nei boschi che iniziano ad arrossire e rilassarsi..)

Happy freecycle

Sono molto soddisfatta.

La società a cui squatto una scrivania si è recentemente compressa, abbandonando un piano di uffici e traslocando persone e cose nel piano superiore (quello dove abito abitualmente).
Il trasloco ha portato con sé polvere, casino, una marea di cose e la necessità di fare spazio in giro per farci stare persone e cose “nuove”. Per quel che ho potuto ho messo il veto a buttare qualsiasi cosa ancora usabile senza che l’avessi prima vista e avessi cercato di regalarla.

Quel che siamo riusciti a fare è stato:
* regalare una multifunzione, di quelle enormi a rotelle, ad una ONLUS che gestisce un canile
* regalare due monitor e circa 8 pc fissi (che rinasceranno a nuova vita con una distro di Ubuntu o simili) ad una ONLUS che fa cose pro Benin
* regalare un monitor ad un fanciullo
* regalare un Mac (Powerpc 7200) ad un appassionato
* acquisire n portatili (n non meglio definito, dobbiamo finire di smontarli e sostituirne i pezzi rotti per capire quanti alla fine andranno.. con buona pace del sig. N che ha lavoro assicurato fino a Natale) da usare per WMI o da ridestinare
* dare un portatile ad una scuola elementare per usarlo in classe
* pezzi vari ed eventuali rinchiusi in scatole e finiti nel mio box in attesa di valutazione da parte del sig. N

(..ci manca solo uscire e piantare un paio di alberi nel mezzo di qualche rotonda metropolitana e poi ci sentiamo proprio bene, ecco..)

..e noi imperterriti col cucchiaino

Stiamo svuotando l’oceano con un cucchiaino.
Intorno a noi piove e i ghiacci si sciolgono e noi imperterriti col cucchiaino.
Il mondo intorno scarica schifo liquido, il livello degli oceani si alza e noi imperterriti col cucchiaino.

Ora che lo guardo meglio noto che il mio cucchiaino è pure bucato.

(..e noi imperterriti col cucchiaino..)

CTRL + ALT + DEL

Se mi si pianta il pc o se chiunque mi chiede assistenza, la prima cosa che faccio/dico è “Hai provato a spegnere e riaccendere?”.

Da qualche tempo la Jollyroger mi segnala random un’anomalia dell’antifurto elettronico e l’unica è spegnere e riaccedere un paio di volte o, al peggio, staccare la batteria e aspettare un paio di minuti (sì, proprio come con un laptop).

Ieri ho attivato Mobile Internet sul mio iPhone e nonostante i messaggi rassicuranti di Vodafone non andava un tubo. Dopo aver atteso le 6 ore consigliate e aver verificato che non era successo nulla, ho telefonato al servizio clienti dove l’operatore mi ha subito chiesto “Ha provato a spegnere e riaccendere?”

(..arrossita e con la faccia di quella beccata in castagna..)

Casa bitter casa

Non è una novità che io e il sig. N si cerchi casa, si discuta animatamente sulle caratteristiche che deve avere, dove dev’essere.

La nostra idea è non spostarci dal paesello perché è comodo per entrambi (io ho il treno e lui arriva tranquillamente al lavoro in macchina) e siamo vicini ai miei, o al massimo spostarci in qualche paese adiacente, magari alla successiva fermata del treno. Altre opzioni non sono contemplate perché le fermate di treno oltre la successiva si trovano su una sola linea (l’unica fortuna attuale è avere due linee che passano dal paesello e quindi una frequenza di treni vagamente decente).

Negli ultimi dieci giorni mi sono fermata a Milano dopo l’ufficio un paio di volte: la prima sono uscita con una amica e avendo fatto tardissimo (ho preso la metro alle 21:45) l’unica è stata chiamare il sig. N per farmi recuperare al capolinea della rossa; nel secondo caso ho preso la metro alle 20:30 (o meglio ci ho provato: ho dovuto attendere 13,5 minuti prima che passasse), sono arrivata a Sesto dove ho atteso quasi mezz’ora il treno e poi sono arrivata finalmente a casa dopo le 22.
Il che mi ha dato da pensare e mi ha fatto riflettere su quando abitavo in città (l’esperienza più recente è Roma..) e su come sia diverso muoversi stando in città piuttosto che fuori. Chiaramente sarei potuta venire a Milano in macchina, non essendo nessuno dei due impegni un’improvvisata, ma non avevo voglia di passare un’ora e più nel traffico della mattina.

Non è per niente semplice, soprattutto per me che cerco “la” casa e non “una” casa e non riesco a spiegare al sig. N che è come cercare il vestito da sposa: non avevo idea di come dovesse essere, ma quando l’ho trovato ho subito saputo che era quello giusto.


(..e per lor signori uomini che non avranno mai la necessità di trovarsi un vestito da sposa, pensate a quando – se! – avete trovato la donna della vostra vita. Una casa magari non è per sempre, ma cominciare col piede giusto..)

Retrò/2

Sabato mattina all’alba delle 8 io e il sig. N siamo andati a prendere i parents all’aeroporto e alla radio passava questa canzone.
Dice Wikipedia che l’album è del 1991, ma io ricordo distintamente che quella era una canzone che andava in continuazione al jukebox della Rotonda, al mare.

Inciampando nelle parole, ho deliziato il sig. N cantandola dall’inizio alla fine perché me la ricordo a memoria ancora praticamente tutta e per cinque minuti sono tornata ad avere quasi sedici anni e contemporaneamente a ridere tra me e me perché “e se ne fregano della SIP” è qualcosa che i miei figli non potranno mai capire (e se ne fregano di Telecom/Infostrada/Fastweb.. o forse semplicemente del telefono, ma non è così semplice se c’è anche il cellulare).

nei freddi grappini di un bar” per noi è sempre stato “nei freddi gradini di un bar”, gli stessi quattro gradini davanti alla piazzetta con il bar, l’edicola e qualcos’altro, dove ci trovavamo la sera a parlare, guardare lo struscio, bere la prima vodka al melone, coprire le amiche che scappavano col moroso dell’estate in motorino (il SI rigorosamente, come spiegavo altrove l’altro giorno, perché sul CIAO non ci si stava mica in due) e aspettare di crescere.

come poeti di fine settembre” avvertivamo i primi brividi e sapevamo che l’estate stava finendo e che un anno ci separava dai prossimi gradini e chissà se ci saremmo ritrovati tutti e come e nonostante le promesse di scrivi/chiama/non sparire, saremmo tutti inesorabilmente spariti per ritrovarci l’anno dopo. Non più sedicenni. O quasi.