…venerdì pensavo di non farcela, veramente. Stavo male, tanto male. Avrei voluto che tutto finisse da un momento all’altro. Le lacrime, il dolore, la mia vita… beh, forse davvero è finito tutto, ma questa resurrezione non la auguro a nessuno. Che senso ha alzarsi alla mattina e soffrire per arrivare a sera? Che senso ha andare avanti senza gioia, senza speranza di felicità, senza… bah.
sono in ufficio da sola. Guardo fuori e ascolto. Sotto di me scorre una delle arterie della città. La sento pulsare, vivere. I pensieri altrui scorrono e qualche pallida ombra arriva fin qui. Nell’edificio di fronte i muratori lavorano facendo un rumore sordo, costante. Come il vecchio pendolo della nonna, scandisce i miei minuti a un ritmo tutto suo. In strada un allarme suona a intervalli regolari. La gente alla fermata del bus guarda l’auto con occhi vacui, chiedendosi come ignorarla.
Cosa sono qui a fare? Se non posso vivere, qual è il mio ruolo?
Forse vedere, ascoltare e riportare.
Ti faccio compagnia….oggi mi sento come te ma ti assicuro che “domani” è un altro giorno…
ti abbraccio….
“Ogni giorno porta la sua pena, quel che basta per arrivare a sera”
La frase è di Catherine Dunn, in un suo libro che ho letto, “La metà di niente”.
Ti capisco in pieno, cara amica mia.
Che senso ha? Che senso ha andare a letto la sera sapendo che alla mattina dopo non avrai voglia di alzarti?
Probabilmente ho avuto un’emorragia di grinta, di ottimismo, di volontà. Le ho perse piano piano a causa di ferite nell’anima. E non me ne sono accorto.
Ma sono qui. E, cazzarola, io non me ne vado! Mi alzo e combatto. Arriveranno tempi migliori.
Buona sorte.
forse morire
Suerte anche a voi. grazie x essere passati