Del mare abbiamo le profondità

Di questo weekend in cui abbiamo iniziato a vivere la primavera mi porto dietro il tutto che abbiamo fatto e il niente della leggerezza della testa.
Il centro di Piacenza e quel bar dove, chissà perché, non pensavo saremmo più tornati dopo il trasloco e invece è sempre bello quando i negozi chiudono stare lì seduti e ascoltare il mondo fermarsi, accarezzati da un po’ di aria, sorseggiando un buon bicchiere di vino e giocando con CeeCee che sgattoiola tra sedie e clienti.
E le prime fragole, spalmate sul viso di una bimba golosissima (e sul colletto della camicia e su pezzi della giacca.. ma se son buone, che importa?) che affronta la sua prima primavera da 21 mesenne consapevole, che prende l’aria in faccia e sorride al vento, tenendo me in una mano e la sua borsetta e l’enorme mazzo di chiavi da neonata nell’altra. Offrirle l’idea di patatine da scrocchiare per indurla camminare ancora un po’ e sentirsi rispondere da TNT, serissimo e concentrato sull’argomento, e ridere sorpresi.
Poi visite, soprammobili volanti che non hanno volato, cacciaviti e telecomandi, risa e baci. E prima di essere stanchi passeggiare per paesi alla ricerca di una casa davvero nostra.
Per poi ricominciare il giorno dopo volando fuori dal letto (con tempi e modi consoni di un cambio dell’ora!) per sanare le ingiustizie, quelle che non so ma che scopro quando entriamo in un negozio sportivo: TNT e CeeCee hanno le stesse scarpe da tennis (della stessa marca, via!) e da oggi anche io, che canto come un jukebox pieno di monetine, canzoni che escono da chissà dove dalla memoria e le racconto mentre camminiamo mano nella mano in un sole che oggi è più timido, forse perché non c’è CeeCee?, ma che ancora ci accompagna.
C’è tempo e c’è spazio in questa giornata che voleva essere pigra ma che trotta insieme a noi anche per stare sdraiati a letto, finalmente con la finestra aperta, per dormire, sognare, perdersi, sentirsi, distrarsi alla velocità warp, parlare e poi scattare sulla prossima cosa che dobbiamo fare.
E una cena per rilassarci e chiudere in leggerezza, (s)parlando di cose serissime, dai progetti alla politica, passando per le cose di famiglia e le aziende agricole, insieme a chi ingombrante non è.
Alla fine salutiamo tutti girando di notte con un tavolo in mano perché non possiamo dormire se non sappiamo com’è, che di notte si progetta meglio e domani bisogna ricominciare a correre.
Perché è questo alla fine che siamo riusciti a fare: camminare lentamente, a passo di bimba, intrecciando parole, mani, pensieri, canzoni, gambe, idee, progetti.

(..quando arriva il prossimo?)

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Zio Gug’

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