Sai di essere vicina ai 40 quando…
Ti capita sempre più spesso di frequentare gente nata in anni che ricordi perfettamente perché eri già adolescente
(..non fosse che gli anta sono ancora discretamente lontani..)
Pensate a cose straordinarie, saranno loro a portarvi in alto
Ogni tanto salgo sull’albero maestro della mia vita e osservo il mondo da lì
Sai di essere vicina ai 40 quando…
Ti capita sempre più spesso di frequentare gente nata in anni che ricordi perfettamente perché eri già adolescente
(..non fosse che gli anta sono ancora discretamente lontani..)
Sto cercando di ricordare qualche viaggio epico per dare il via a qualche sproloquio sul tema del viaggio, ma in realtà ho solo voglia di chiudere gli occhi e ripassare cose viste e sentite mentre scorrazzavo su e giù per l’Italia.
Sebbene il telefono e la radio a tutto volume, i miei ricordi mancano di colonna sonora. Vedo ogni singolo tratto di strada percorsa, paesaggi bellissimi, il sole pallido ed enorme, la luna che mi seguiva di fianco e qualche stella talmente luminosa da sembrare un fanale in posizione strana. Ma non c’è nessuna voce sotto, nessuna canzone di quelle che ho cantato a squarcia gola per tenermi sveglia. Il rumore dei pensieri non c’è, è solo dentro la mia testa.. un mare che si muove silenzioso e – perché no? – alle volte si comporta proprio così: giurerei di aver sentito la risacca da qualche parte, solo che io ero la sabbia su cui si adagia mollemente l’onda.
È stato tanto un viaggio dentro, alla ricerca di un po’ d’ordine, ma certo non delle risposte che tanto so di non potermi dare. È stata la ricerca di un senso temporale a quel che succede, alla estrema contestualizzazione perché così poi può scivolare via più lieve. Le cose note, identificate, con un nome, non scivolano via più lievi dell’ignoto?
Quando medito dei tratti che ho preso dai miei genitori, riconosco abbastanza facilmente pezzi di mio padre e pezzi completamente miei, che non ho ereditato da loro. Di mia madre ho ogni tanto delle sfaccettature nascoste, delle sottigliezze o dei tratti che lei non riconoscerebbe mai come suoi. Così non capita mai che andiamo veramente d’accordo o che siamo veramente in sintonia. Tranne oggi.
Lei sente la mancanza delle ferie e io pure. Lei tormenta mio padre per ripartire e io le propongo una vacanza insieme (mai successo prima.. se veramente accettasse forse ci accoltelleremmo mezz’ora dopo la partenza, ma ne varrebbe la pena).
M magari parto da sola
M magari sto via per un po’
M tu che dici?
Questa è la storia del piccolo puffo che credeva di essere Peter Pan e invece assomigliava a Campanellino alla guida di uno Scania, che divideva la sua vita con uno gnomo ma un bel giorno si invaghì di un elfo e fuggì in una tenda monoposto verso l’umido del weekend, perché l’importante alla fine è avere qualcuno che ti scaldi.
Questa è la storia della zingara che faceva sangue, che portava negli occhi la fierezza della sua terra e nella ciucca il vento dell’Europa, che con un gesto generava uno Tsunami ma che stava imparando a dominare la tempesta per coltivare le sue rose, perché solo i fiori con le spine meritano.
Questa è la storia dell’elfo di cui sopra, delle strane storie che narrava da sobrio e del languidume che lo assaliva da brillo; della passione per gli scherzi, per le tende monoposto e per i piccoli puffi.
Questa è la storia di una lurkatrice folle, che passò un’estate vivace di telefonate, ad ascoltare una storia in fieri come fosse vera, appassionandosi per i personaggi che talvolta le parve pure di incontrare (per tacere di certe istigazioni).
Questa è la storia dell’arguto socio e dei suoi traffici, dei biechi tentativi di strappare un sorriso e dell’incredibile fascino con cui conquistava le trentatreenni a vita.
Questa è la storia di un sms e della mia lotta a rimanere ancorata ai miei 3 anni, per non compierne 16 la terza volta.
(..in verità questa è una storia moolto più lunga, ma stasera avevo voglia di qualche incipit!)
Sono passati poco più di due mesi dalla loro ultima vacanza che già ripartono: la meta questa volta è la Bulgaria.
Per qualche strana ragione sono convinta che siano andati col solito viaggio organizzato e invece oggi pomeriggio mi chiamano disperati che il loro volo è annunciato con non si sa quanto ritardo e non hanno prenotato un albergo a Sofia e non hanno voglia di dormire in aeroporto.
Indovina indovinello chi è che deve inseguire gli alberghi intravisti da mia madre e incrociare le sue pare con i requisiti di mio padre e trovargli un posto?
Appunto.
(..prima o poi gli sego anche il passaporto, carta di identità and so on! Del resto anche Ugo concorda che sono pericolosissimi: oggi ho notato che sul suo profilo su skypcoso ha la data di nascita di mammà e le ho chiesto come mai se l’è messa.. “la mamma a un certo punto è entrata nel mio profilo e ha cercato di intestarselo.. bisogna stare attentissimi, ti cambiano la personalità quei 2 lì!”)
Appresso alla stanchezza della settimana, a RadioServa aziendale che ormai trasmette a tutte le ore le notizie più inquietanti e non per questo meno vere, parlare con la lurkatrice e leggere nelle sue righe cose che sento tra le mie righe, chiedere al socio e non avere risposte. Trovarsi due volte di troppo annegata in una birra, scordare di chiamare a casa, ricordare prati alcolici passati e pensare a quelli futuri.
Sentire la mancanza di Tiff, scriverle sperando che ovunque sia mi senta e risponda..
Chiudere gli occhi e vedere tanti occhi passarmi davanti. Riconoscerli tutti. Tutti. Capire di essere sulla difensiva da tanto, troppo. Sfogare la tensione della settimana ripensando alla piscina gonfiabile, al casino, “smettetela subito di fare i cretini”, sapendo di avere davanti una settimana pesante.
Ma domani c’è Ondaland, credo. Il sole, spero. L’acqua, soprattutto.
L’acqua lava, vero?
Affinché nulla si perda: quella che limona duro c’est moi (e i divani del locale alla moda, se la memoria non m’inganna, sono una licenza poetica per il divano letto della mia ex-ex-casa!).
A me se qualcuno mi propone un “date” su Skype anche se ufficialmente è per lavoro mi viene da pensare male..
(..3 cose 3 mi ricordo dell’inglese delle medie e il signifato di date è una di quelle!)
Sto chiacchierando con un ex-collega via mess..coso e navigo nei ricordi. Son due mesi e spicci che son fuori, ma in realtà ero via dal trasloco.
..però mi fa sorridere il vecchio gergo.. parlare del bau, dei birilli, rivangare le nottate di baustorming, il buco temporale che ti assorbiva se entravi nell’ufficio dei birilli..
Meditavo sui miei inizi e sulle mie non fine applicato al lavoro.. e ho scoperto che sul lavoro sono meglio che nel resto della vita.
In Vodafone, non avendo un progetto con un inizio ed una fine, me ne sono andata alla fine esatta di un FY, in Cefriel avevo due progetti, uno l’ho portato a termine e l’altro è andato avanti ancora per anni, in Intes il progetto era nato praticamente con me e quando me ne sono andata avevo appena consegnato un nuovo sviluppo e non lasciavo nulla di aperto.