Di questo cavolo di pianura

Ho tante mezze cose da dire e nessuna mi soddisferà, ma amen. Ho rinunciato a fare Jo e al mio romanzo così tanto tempo fa che nemmeno me lo ricordo, posso sopravvivere ad un post pieno di mezze cose.

Sono così stanca che oggi mi sono addormentata in treno mentre raccontavo una storia a CeeCee e dormendo sono andata avanti a parlare e raccontare, finché un sobbalzo non mi ha svegliata e ho dovuto interrompermi a metà della frase perché improvvisamente mi sono accorta che non sapevo assolutamente cosa stessi dicendo e come andare avanti. Poco male, perché si stava per addormentare anche lei e non ha protestato per la brusca interruzione!
Siamo venute a Perugia a raggiungere TNT, che è qui per lavoro. Io ho vagheggiato di questa nostra discesa, poi l’ho cancellata perché troppo lavoro, troppo lontano, ecc. poi riesumata e riuccisa un paio di volte finché.. eccoci.
C’è l’IJF16 e le facce note non mancano, ma io e CeeCee siamo fermamente intenzionate a occuparci del “fuori festival” e andare in giro il più possibile (tempo permettendo). Io sono così calata in questo mood che ai conoscenti che incontro e mi chiedono “cosa fai?” intendendo la vita o il festival o entrambi o forse nessuno (non è mai esattamente chiaro) a seconda del momento rispondo “la mamma” o “la moglie”, che mica è mentire!

(..di questa terra senza misura..)

Di stazione in stazione e di porta in porta

Faccio fatica a riassumere il 2015 in una parola: quando mi ha portato in alto è stato in altissimo, quando mi ha portata in basso è stato in bassissimo. Ma forse non è stato il 2015, sono stata io ;-)

È stato un anno di abbracci, baci, risa, conversazioni sceme al buio, tanto solletico, un sacco di verbi buffi (vieno, puliscio, riescio..) e chiacchiere fino a stordirci, coccole, domande, negoziazioni, progetti, più “impegnativo” del 2014 e meno del 2016!, tanto amore, parecchi viaggi.

Ho pianto tanto quest’anno e un po’ ci voleva: quel rubinetto si era incastrato negli anni e avevo bisogno di risistemarlo. Mi ha fatto male sbattere contro le cose che so, ma saperle e vederle nero su bianco è diverso; ho un problema serissimo con l’erba voglio, che pensavo di aver risolto ma temo non troppo. E poi ci sono stati la frustrazione e l’ego, un’accoppiata vincente se vuoi schiantarti.

Ma ho CeeCee e TNT, che mi riempiono la vita e la rendono bellissima, qualunque cosa accada.

L’anno prossimo sarà ricco di sfide e impegni e voglio sentirlo scorrere forte nelle vene. Issiamo la vela che è quasi ora.
Ci aspetta un 2016 strepitoso, siete pronti?

(..e qualche volta sogno, perché voglio sognare..)

Camminerai e cadrai, ti alzerai

CeeCee cresce e per ogni passo avanti c’è qualche pezzettino di passaggio che lascia indietro. E noi che ci eravamo affezionati ai suoi modi di dire ogni tanto ci accorgiamo che qualcosa che ci piaceva tanto non c’è più.

  • dicio (che al plurale fa dita) è diventato ormai un normalissimo dito
  • duie ora è due, ma continua a rappresentare tante cose (se le mostro un gregge e le chiedo quanti sono, mi risponde “due!”)
  • grosso, che ha sempre detto bene, era accompagnato da un eloquente gesto (tutte e due le braccia alzate sopra la testa)
  • TNT è stato per tutta l’estate Etto, primo vero tentativo di dire il suo nome, ma dalla fine delle vacanze CeeCee ha imparato a bofonchiarne il nome un po’ meglio, ma con meno fascino

(..sarà difficile lasciarti al mondo e tenere un pezzetto per me..)

Che lo sai di chi sto parlando dai

Ogni tanto lui si chiude di là per abbracciarla in pace.
Magari si porta dietro l’iPad e insieme studiano, stanno un po’ e poi lui torna, più o meno soddisfatto, ma sicuramente rilassato; spesso fischietta.
Talvolta con una scusa li sbircio dalla finestra che dà sul balcone: mi piace vederlo assorto e il loro abbraccio è speciale.
Poi, come oggi, capita che ci sia anch’io. “Perché” mi dice lui “ti svelo un segreto: sei più stonata quando fischietti che quando canti” e io rido e poi canto senza pudore (continuerò anche a fischiettare, ma a lui non l’ho detto, lo scoprirà leggendomi o sentendomi farlo sopra pensiero).

(..mi piace quanto TNT abbraccia la sua chitarra, so che sta bene quando lo fa..)

Perché gli occhi pungenti ti brillino

Mi sto perdendo.
AWS passa la vita a schivare gli ostacoli, io invece non sono più capace di vederli.
Ho bisogno di arrampicarmi, della botta di adrenalina quando sono in cima e poi mi butto giù correndo incontro al prossimo, in cerca della mia droga.
E invece sto seduta, mi guardo intorno e non vedo ostacoli. Non sono più capace di vederli?

(..se vivi vivo anch’io..)

Del mare abbiamo le profondità

Di questo weekend in cui abbiamo iniziato a vivere la primavera mi porto dietro il tutto che abbiamo fatto e il niente della leggerezza della testa.
Il centro di Piacenza e quel bar dove, chissà perché, non pensavo saremmo più tornati dopo il trasloco e invece è sempre bello quando i negozi chiudono stare lì seduti e ascoltare il mondo fermarsi, accarezzati da un po’ di aria, sorseggiando un buon bicchiere di vino e giocando con CeeCee che sgattoiola tra sedie e clienti.
E le prime fragole, spalmate sul viso di una bimba golosissima (e sul colletto della camicia e su pezzi della giacca.. ma se son buone, che importa?) che affronta la sua prima primavera da 21 mesenne consapevole, che prende l’aria in faccia e sorride al vento, tenendo me in una mano e la sua borsetta e l’enorme mazzo di chiavi da neonata nell’altra. Offrirle l’idea di patatine da scrocchiare per indurla camminare ancora un po’ e sentirsi rispondere da TNT, serissimo e concentrato sull’argomento, e ridere sorpresi.
Poi visite, soprammobili volanti che non hanno volato, cacciaviti e telecomandi, risa e baci. E prima di essere stanchi passeggiare per paesi alla ricerca di una casa davvero nostra.
Per poi ricominciare il giorno dopo volando fuori dal letto (con tempi e modi consoni di un cambio dell’ora!) per sanare le ingiustizie, quelle che non so ma che scopro quando entriamo in un negozio sportivo: TNT e CeeCee hanno le stesse scarpe da tennis (della stessa marca, via!) e da oggi anche io, che canto come un jukebox pieno di monetine, canzoni che escono da chissà dove dalla memoria e le racconto mentre camminiamo mano nella mano in un sole che oggi è più timido, forse perché non c’è CeeCee?, ma che ancora ci accompagna.
C’è tempo e c’è spazio in questa giornata che voleva essere pigra ma che trotta insieme a noi anche per stare sdraiati a letto, finalmente con la finestra aperta, per dormire, sognare, perdersi, sentirsi, distrarsi alla velocità warp, parlare e poi scattare sulla prossima cosa che dobbiamo fare.
E una cena per rilassarci e chiudere in leggerezza, (s)parlando di cose serissime, dai progetti alla politica, passando per le cose di famiglia e le aziende agricole, insieme a chi ingombrante non è.
Alla fine salutiamo tutti girando di notte con un tavolo in mano perché non possiamo dormire se non sappiamo com’è, che di notte si progetta meglio e domani bisogna ricominciare a correre.
Perché è questo alla fine che siamo riusciti a fare: camminare lentamente, a passo di bimba, intrecciando parole, mani, pensieri, canzoni, gambe, idee, progetti.

(..quando arriva il prossimo?)

Col sole in fronte

io ballo tutta la sera come se avessi vent’anni, fossi in Spagna con la Sali e volessi limonare tutti gli astanti.
io da qualche tempo quando ordino il kebab o il panino con la salamella, dico che dentro ci voglio tutto: l’unto che cola dai peperoni cruschi, l’amaro della cipolla, l’acido dello jogurt, il pizzicorio impertinente del peperoncino.
[..]
ed è vero, voglio tutto. prendere o lasciare.
la vita part time, quella, tenetevela voi.

Me lo salvo qui, ultimo omaggio ad un blog che sparisce (o forse cambia casa? non so, non ho chiesto), ad A che vive full time, a me che non voglio dimenticare mai niente.
E tutte le cose che mi vengono in mente: la canzone, quelli che limonano sui divanetti, la palla di vetro e la carta per origami, tanto per dire le prime.
E anche quelle che non c’entrano, come una bruschetta all’aglio: la mangi anche tu, vero?

(..sì..)

Potremo attraversare questo mare se resteremo insieme

Dev’essere il traghetto che mi ispira: anche stasera ho parlato un sacco con CeeCee, che secondo me si è addormentata dopo due secondi ma non importa. Sarà stato il mirto prima di tornare in cabina o il bisogno di tirare le fila a voce alta di questi giorni, fatto sta che ho parlato per un po’.
Ci serve una casa, in fretta: abitare coi miei va bene temporaneamente ma fare la figlia e la mamma contemporaneamente è troppo complicato.
Come mi ha fatto tornare in mente un treenne che mi ha abbordata stasera a cena, è ora di pensare al nido: CeeCee ha conosciuto tanti bambini durante le vacanze, si è divertita con loro e soprattutto li ha riconosciuti e cercati, quindi le piacciono e iniziare a frequentarli non è una brutta idea.
..e poi tante altre cose per i mesi e per la vita che verrà.

(..tu non sarai mai sola..)

Non può esistere un’isola che non c’è

Nell’isola dell’isola di una penisola ho avuto il sole, il sale, il vento, l’acqua, persino 3 minuti di ticchettio di pioggia una mattina che non sono riuscita a riconoscere, le bouganville di tutti i colori che potessi desiderare o ricordare, la pizza rossa, i profumi selvatici, le passeggiate sugli scogli, un sacco di sabbia, i tramonti, una stella cadente, il relax davanti a qualcosa di (moderatamente!) alcolico, tonnellate di crema solare e un po’ meno di doposole (che ci fa fatica), i pisolini pomeridiani, guidare in costume con l’asciugamano sotto il sedere, la spesa nelle postazioni improbabili (bandiera Coldiretti e banchetto fuori dal cimitero!!), la musica, lo struscio dopocena, il rumore del mare nelle orecchie, lo sciacquettio sugli scogli abituali e poi quello sugli scogli alla fine del mondo, la testa in vacanza.
Non ho pensato che ci sarebbe potuto essere pane e marmellata e latte col Nesquik, ma avevo della focaccia genovese col caffè a distrarmi ;-)
Per otto giorni ho avuto un’isola magica, sbrilluccicante, quasi fosse mia. Wow, senza fiato se ci penso.

(..grazie, grazie, grazie!)